“Il nostro cuore bambino”.
Natale! La festa dei desideri, dell’amore e della bontà, delle promesse a Gesù Bambino e delle letterine a Babbo Natale. Natale! La festa della nostalgia, delle persone care, della famiglia, del fare e ricevere doni. Luminarie, addobbi, palline, musichette, colori e luccichii, danno l’idea di stare in Paradiso.
Ogni anno il miracolo del Natale si ripete puntualmente e i nostri occhi si riempiono di attonito stupore e di desideri.
“Se sei bravo, Babbo Natale ti porterà tanti doni…”. E tutti, grandi e piccini, diventiamo buoni nella speranza che ogni nostro desiderio venga esaudito.
A Natale i desideri si accavallano l’uno sull’altro e tutto sembra diventare possibile.
Nella corsa affannosa ai preparativi, gli acciacchi spariscono e i portafogli, momentaneamente gonfi di tredicesime, fanno sembrare raggiungibile ogni cosa.
Natale, con la sua magica atmosfera, ha in serbo il dono di risvegliare il nostro cuore bambino e di farlo riprendere a sognare.
“I sogni son desideri…”
“I sogni son desideri…”, così cantava Cenerentola e i suoi amici topini restavano affascinati; e così canta Natale ai nostri “cuori bambini”. Ma da dove hanno origine i nostri desideri? Dalla testa o dal cuore?
L’anima utilizza il sogno per arrivare al corpo e trasformarsi in desiderio. Il desiderio è la fase intermedia tra cielo e terra, tra sogno e realizzazione. Mentre nel sogno tutto è ancora evanescente, nel desiderio si fa già strada un’immagine nitida, un’intenzione precisa, un obiettivo concreto. Il desiderio si trova davanti a un bivio: percorrere la strada del cuore o quella della testa. I desideri del cuore sono a servizio di molti, i desideri della testa sono a servizio di uno solo, di colui che li desidera.
Il desiderio è bambino e il bambino è desiderio.
Il desiderio del bambino nasce sempre dal cuore ed è il motore della sua crescita, è la spinta naturale a scoprire il mondo, passo dopo passo, meta dopo meta. L’alternanza tra desiderio e mancanza crea un ciclo naturale di crescita, dove la mancanza è lo spazio vuoto necessario a generare una nuova pulsione. È l’intermezzo tra il culmine del desiderio precedente e la nascita del successivo; segnala quindi, al tempo stesso, la fine e l’inizio di un ciclo.
“Chi resta nel desiderio vuole morire” - Bert Hellinger
Per realizzare un sogno non basta fermarsi a desiderarlo. Il desiderio, perché si realizzi, ha bisogno di un confine entro il quale rendersi visibile, di un contenitore vuoto in cui potersi manifestare. Solo grazie a un confine possiamo vederlo nascere, crescere, delinearsi nella forma e provarne l’appagamento. Il desiderio è il sogno e il confine lo aiuta ad avverarsi. Senza un confine il desiderio resta nell’incolmabilità della mancanza, in un limbo incantato lontano dalla sua realizzazione, e muore…
Capire cos’è il confine necessita di un processo educativo che arriva dall’adulto.
Ma quanti adulti conoscono il confine come elemento necessario a dare vita ai propri desideri?
L’educazione ci ha portato a concepire il confine come una limitazione alla libertà piuttosto come un sostegno alla nostra realizzazione, ci ha portato a sostituire i desideri con la rivendicazione, declassandoli dal cuore all’ego, in vista di falsi appagamenti, brevi e fini a se stessi. Frustrazione dopo frustrazione, il cuore ha smesso di sognare e ha consegnato la “lampada di Aladino” nelle mani della testa.
La testa è un file in cui sono registrate tutte le mancanze e con la sua funzione di protettrice tende a chiudere la vita in un binario di privazione. Quando è nella paura, la testa non trova la spinta per andare in avanti, ma resta nel controllo e nell’autodifesa. La mancanza non può trasformarsi in desiderio e resta unicamente mancanza.
Mentre il cuore vede l’abbondanza, la testa vede solo ciò che manca.
“L’abbastanza porta avanti” - Bert Hellinger
Il desiderio è al servizio di un processo creativo e la creatività, quando è in accordo con il cuore, spinge sempre in avanti. Ma in avanti si può andare solo quando si è in pace con il passato e ne viviamo l’abbondanza.
I desideri realizzabili sono quelli che nascono dall’appagamento prodotto da ciò che la vita ci ha dato, così come è stato, senza voler aggiungere né togliere nulla.
Da piccoli si ha bisogno della mancanza per crescere, battere i piedi, ribellarsi, affermarsi. L’adulto invece, per essere tale, deve saper guardare oltre ed essere in grado di percepire l’abbondanza di ciò che si ha.
Da piccoli la mancanza è una spinta, da adulti, se non viene utilizzata a favore della realizzazione, resta solo privazione. Di conseguenza, il desiderio sfocia nella rivendicazione e non trova lo spazio vuoto affinché possa realizzarsi, perché lo spazio è già pieno di mancanze e restano solo i cocci della frustrazione.
La mancanza vissuta unicamente come privazione non ha in sé la forza né lo spazio necessario per il nuovo, i desideri allora diventano inafferrabili; si rincorrono nelle vetrine dei negozi, nei cenoni, nei mercatini di Natale… e manca sempre qualcosa.
L’abbondanza non è un’unità di misura materiale, ma uno stato interiore che serve all’adulto per diventare grande. Se riusciamo ad abbandonare le nostre immagini legate alla mancanza possiamo finalmente vederla per ciò che è; un’occasione di crescita. Spostando l’attenzione sull’abbondanza, i desideri possono alzare la loro frequenza, uscire dalla testa e ritornare al cuore.
Il cuore sa accogliere tutto, anche ciò che manca, e sa dire: “GRAZIE, non manco di nulla, ho tutto”.
Con la visione ampia dell’adulto, il desiderio, libero da aspettative, può realizzarsi in un movimento di amore che abbraccia se stessi e il benessere di molti.
“La gratitudine rende liberi e presenti nel cuore”
Il desiderio più grande che spinge a creare relazioni, è quello di avere una madre perfetta.
La cerchiamo ovunque, negli amici, nei partner, nel lavoro ideale, ma è solo un’illusione, nella quale potremmo restare intrappolati per tutta la vita. Il giudizio verso nostra madre ostacola l’abbondanza e rende faticosa ogni realizzazione, ci lascia nell’aspettativa di qualcosa che non potrà mai essere.
Ignari che il compito di una madre si esaurisce con il dare la vita, ci perdiamo il suo dono più bello e prezioso. La vita è un dono impareggiabile, il suo valore e la sua abbondanza non hanno eguali, è un dono perfetto.
Dopo averla ricevuta però, abbiamo bisogno di un confine nel quale realizzarla e questo confine lo troviamo nel padre.
La madre è l’archetipo del desiderio, il padre quello del confine.
Madre e padre, insieme a ciò che sono stati in grado di dare, sono l’equilibrio e la forza per i nostri desideri. Uniti nel nostro cuore ci donano grazia e pienezza e ogni miracolo diventa possibile.
Sofferenze e mancanze, rimproveri e giudizi si sciolgono e lasciano il posto alla gratitudine.
Il grazie rende adulti, grandi e liberi. Il grazie riporta all’origine, nel ciclo naturale di mancanza e desiderio, un unico ciclo a favore della vita. Il grazie placa la frenesia e ci risveglia dall’incantesimo, ci rende presenti con il cuore e nel cuore, annullando tempo e distanze; ovunque siamo.
Natale, con la sua magica atmosfera, apre vie e negozi alla nascita di una nuova vita.
“I desideri che si realizzano sono quelli a favore di molti” - Bert Hellinger
L’abbondanza guarda avanti, la mancanza indietro. Dove stanno guardando i nostri desideri?
I desideri del cuore guardano avanti e il cuore è sempre a servizio di molti.
Nell’abbondanza non c’è bisogno di essere particolarmente bravi: si innesca come spontaneamente un meccanismo virtuoso di interscambio continuo. A ogni dono offerto corrisponderà un dono ricevuto. Nel momento in cui daremo ci sarà dato. Ogni volta che diremo una parola di apprezzamento o d’incoraggiamento, ogni volta che non ci negheremo ma faremo dono della nostra presenza, con gesti semplici come un bigliettino, una chiamata, un messaggino, allora sentiremo che il nostro donare è al tempo stesso un ricevere.
E l’amore non è nel dono in sé, ma in ciò che sta dietro il dono: è nell’ENERGIA impiegata per pensarlo, predisporlo, portarlo a compimento. L’amore, una volta accesosi, si spande simili a cerchi nell’acqua e si irradia a molti, diffondendo abbondanza. L’abbondanza condivisa con molti nasce alla fine da un atto di buona volontà e da un gesto di compensazione compiuto con amore.
Amare vuol dire presenza e comporta un’assunzione di grande responsabilità.
Un augurio dal cuore per un Natale pieno di desideri!
COME RAGGIUNGERE IL CENTRO
Per raggiungere "la Capanna dell'Anima" le indicazioni sono le seguenti: provenendo dall'autostrada uscire a San Lazzaro di Savena, prendere la Via Emilia e seguire le indicazioni per Monterenzio.
Per chi arriva da sud utilizzando l'A1, è possibile compiere anche un percorso alternativo piacevole, panoramico e veloce: uscire a Firenzuola e fare prima il Passo della Futa e poi quello della Raticosa.
Ottima soluzione è avvalersi di
Google Maps, digitando
Centro "La Capanna dell'Anima"
o
Giuseppina Rotondi.